venerdì 29 febbraio 2008
Il PD, il volemose bbene e le rese dei conti
Veltroni pare comportarsi come Prodi, vuole tenere unito tutto ed il contrario di tutto; confonde la forza dei numeri con la forza delle idee, confidando più nell'unione di più partiti autoreferenziali che nella programmazione di un sistema di riforme di ampio respiro.
Niente parole chiare e programmaticamente pregnanti capaci di ridare fiducia ad un Paese che non ha più tempo da perdere tempo in litigi e battibecchi provinciali, ma deve radunare le forze per le sfide del futuro.
L'unico grande motore sembra essere il senso d'emergenza, dettato dal timore (che personalmente trovo condivisibile) di un ritorno di Berlusconi, che oramai neppure finge di condividere idee liberali e libertarie, differentemente dal 1994 e dal 2001.
Decenni di partitocrazia sfrenata certo non hanno favorito la nascita di nuove generazioni di politici degni di questo nome, ma Veltroni non sembra capace o desideroso neppure di sfruttare le buone occasioni offertegli dall'oggettiva novità che la costituzione del PD è.
Né di sostenere e far emergere le personalità di valore che sicuramente sono nelle file dei partiti confluiti nel PD.
Gli insulti fatti ai Radicali, oltre che storicamente ingenerosi e tatticamente folli (sono o non sono stati i Radicali leali verso Prodi?) mostrano bene come questo PD stia diventando semplicemente un coacervo di politicucci e politicanti che conservano nel nuovo partitone unitario la mentalità dei partiti parastatali di provenienza.
Non è bene fasciarsi la testa prima che sia rotta, ma più questa campagna elettorale va avanti, più temo che alla fine il PD (soprattutto quando e se andasse al governo) finirebbe per ripetere la "dialettica" ed i meccanismi perversi della coalizione di governo prodiana, sintetizzabili in questo magnifico finale di scorsesiana memoria...
giovedì 28 febbraio 2008
Rianimazione laica

Eh no, ora si davvero superato il livello di guardia...
Almeno in un paese dove i rappresentanti di una confessione religiosa sono più presenti sul mezzo televisivo degli stessi massimi rappresentanti dello stato italiano; e dove (spesso falsando i dati) si parla più di una presunta necessità di tornare alle "radici cristiane" dell'Europa invece di vedere con coraggio ai problemi attuali.
Si sta davvero tornando a certi modelli mentali e sociali arcaici...
E' ora di affilare le spade, anzi le Weapons of Mass Attraction, ma non solo verso l'Iran, pure da noi, Maremma malandrina.
Armi di civiltà e diritto, di Selbstvertaendnis, quell'autoconsapevolezza che sta alla base della comprensione dei propri diritti inalienabili.
Non armi di violenza e sopraffazione, come certi pittoreschi giullari che usurpano il nome "giornalista" offensivamente attribuiscono a chi semplicemente cerca di difendere nel suo piccolo i valori della laicità.
Rilancio dunque questa iniziativa di Lameduck
Qui il banner

martedì 26 febbraio 2008
Stragi mafiose: Giustizia non è fatta
Una terribile domanda però, la più importante, non trova risposta:
Dietro la politica stragista inaugurata e portata avanti da Riina (con perplessità e prese di distanza nell'organizzazione), c'erano personalità occulte?
Quello dei mandanti occulti, o a volto coperto o così è se vi pare, è un teorema strampalato di qualche magistrato, oppure un'ipotesi sensata?
Affascinante, meglio di oo7...
Uomini potenti troppo astuti per essere compromessi da carte (fatture, pizzini, documenti regolari) o documenti "imparziali" (magnetofoni, registratori ecc.) e troppo pericolosi per essere messi in mezzo persino dai massimi capimafia, collaboratori di giustizia o meno.
Il magistrato, al pari dello storico, anzi con maggiore attenzione di esso (il giudice influisce sulla realtà contingente, lo storico no) deve basarsi sui fatti e su ipotesi comprobate da circostanze ed elementi coincidenti; se questi non emergono in modo chiaro e secondo i paletti e parametri previsti dalle leggi, deve fare un passo indietro.
E' sacrosanto che sia così, come icasticamente spiegato dal sostituto procuratore Giuseppe Nicolosi: «Il materiale che abbiamo raccolto è imponente ma abbiamo deciso di chiudere: non potevamo confondere quello che abbiamo capito con quello che avremmo potuto dimostrare in un dibattimento».
L'uomo di legge per un attimo ha lasciato emergere il cittadino furioso.
Una sintesi delle pagine va ancora fatta da giornalisti e storici.
Ma rimane il dubbio, tanto forte da diventare certezza indimostrabile.
Ma perché diavolo Totò u' Curtu e Brusca u' Scannacristiani e Bagarella avrebbero dovuto mettersi a piazzare bombe da tutte le parti?
Perché una organizzazione così fredda e razionale avrebbe dovuto impegnare tante energie in un momento in cui mai era stata così debole e mai era così desiderosa di prestigio?
Domande che forse troveranno una risposta se, come dice Pietro Grasso, Procuratore nazionale anti mafia, emergeranno nuovi elementi tali da riattivare la macchina della giustizia.
Parole ottimistiche e giuridicamente ineccepibili, ma il pessimismo è d'obbligo.
Troppi interessi messi in gioco, troppe scosse sismiche se venissero fuori certi fatti e soprattutto certi nomi.
La verità processuale e la giustizia ai familiari delle vittime ed al popolo italiano tutto spettano sono negate.
Non dai magistrati, ma da dei bastardi senza cuore né dignità che rimarranno, ahinoi, senza sanzione (giudiziaria e storica) né nome.
lunedì 25 febbraio 2008
Notiziuncola redazionale II
Mi scuso moltissimo con i lettori di questo sgradevole impedimento che è durato troppo a lungo.
Ach, verzeihe
giovedì 21 febbraio 2008
Donne in Italia: quante battaglie da fare
L’Italia è un Paese provinciale amante del conservatorismo.
Il modo in cui vengono trattati i riformisti (da Mazzini a Gioberti a Salvemini ai Radicali; non parliamo dei marxisti…) è sempre lo stesso: siete una minaccia alla pubblica convivenza ed al giusto sentire.
Ed è la verità: una minaccia ad una società dove vigono la doppia morale (pubbliche virtù e vizi privati), il razzismo inconsapevole, l’indifferenza al sentire delle altre persone, perché tanto, nel cattolicesimo tridentino, è l’opera che conta, non il sentimento che ti spinge a farla.
Una delle caratteristiche più negative sociologicamente della società italiana (e non solo ) è il patriarcato, una società dove il maschio comanda e dove la donna esercita potestà solo in quanto concesse dall’uomo.
Il fatto che per legge solo fino all’altro giorno non esistesse lo stupro nel letto matrimoniale, in quanto la donna era obbligata a sottostare al desiderio del marito di avere una discendenza (possibilmente maschile) e che ancora adesso raramente i giudici condannino gli stupri nella cerchia familiare (dove avviene la maggior parte di questo orrendo crimine), la dice lunga su quanto la nostra società sia gretta, ignorante, maschilista.
Anche per colpa di quelle donne che purtroppo hanno assimilato una mentalità patriarcale.
E che passano il tempo ad attaccare il movimento femminista del ‘68, che ovviamente ebbe i suoi eccessi e difetti (come qualunque movimento politico), ma che fu oggettivamente motore di cambiamenti positivi di cui anche le loro smemorate detrattrici usufruiscono.
Questa inchiesta dell’Espresso mostra l’ampiezza e la vastità di ambiti dove il patriarcato, fenomeno sociale e psicologico, mostra i suoi effetti più negativi.
domenica 17 febbraio 2008
Veltroni, e mo' bbbasta...
Caro Veltroni, caro Bertinotti, cari dirigenti del centro-sinistra tutti,
ora basta!
L'offensiva clericale contro le donne – spesso vera e propria crociata bigotta - ha raggiunto livelli intollerabili. Ma egualmente intollerabile appare la mancanza di reazione dello schieramento politico di centro-sinistra, che troppo spesso è addirittura condiscendenza.
Lo scorso 24 novembre centomila donne – completamente autorganizzate – hanno riempito le strade di Roma per denunciare la violenza sulle donne di una cultura patriarcale dura a morire. Queste aggressioni clericali e bigotte sono le ultime e più subdole forme della stessa violenza, mascherate dietro l’arroganza ipocrita di “difendere la vita”. Perciò non basta più, cari dirigenti del centro-sinistra, limitarsi a dire che la legge 194 non si tocca: essa è già nei fatti messa in discussione.
Pretendiamo da voi una presa di posizione chiara e inequivocabile, che condanni senza mezzi termini tutti i tentativi – da qualunque pulpito provengano – di mettere a rischio l'autodeterminazione delle donne, faticosamente conquistata: il nostro diritto a dire la prima e l’ultima parola sul nostro corpo e sulle nostre gravidanze.
Esigiamo perciò che i vostri programmi (per essere anche nostri) siano espliciti: se di una revisione ha bisogno la 194 è quella di eliminare l'obiezione di coscienza, che sempre più spesso impedisce nei fatti di esercitare il nostro diritto; va resa immediatamente disponibile in tutta Italia la pillola abortiva (RU 486), perché a un dramma non debba aggiungersi una ormai evitabile sofferenza; va reso semplice e veloce l'accesso alla pillola del giorno dopo, insieme a serie campagne di contraccezione fin dalle scuole medie; va introdotto l'insegnamento dell'educazione sessuale fin dalle elementari; vanno realizzati programmi culturali e sociali di sostegno alle donne immigrate, e rafforzate le norme e i servizi a tutela della maternità (nel quadro di una politica capace di sradicare la piaga della precarietà del lavoro).
Questi sono per noi valori non negoziabili, sui quali non siamo più disposte a compromessi.
PRIME FIRMATARIE:
Simona Argentieri
Natalia Aspesi
Adriana Cavarero
Cristina Comencini
Isabella Ferrari
Sabina Guzzanti
Margherita Hack
Alda Merini
Sinistra sinistra, è ora di battere un colpo...
sabato 16 febbraio 2008
Kosovo, nuovo Stato europeo
Ma i problemi non sono certo pochi: fra questi, innanzitutto i rapporti con l'UE, la vicina (e nazionalista) Serbia, e soprattutto la rinascente Russia, che più volte si è detta ferocemente contraria alla separazione del Kosovo dagli amici Serbi.
Adesso in Kosovo, in attesa della dichiarazione ufficiale di indipendenza, è gran festa, come mi ha detto e confermato un amico; ma la situazione è tutta da studiare ed osservare con attenzione, elezioni politiche permettendo...
Per uno sguardo sul Kosovo e sui Balcani in questo delicato momento, ecco un reporter-testimone prezioso, nella mediocrità dell'informazione italiana sui nostri dirimpettai adriatici.
Accompagnamento sabbatico
domenica 10 febbraio 2008
Cosa Nostra's Connections

La più grande operazione dai tempi della Pizza Connection

E' bastato questo perché la nostra stampa riprendesse il peana della lotta anti mafia, insistendo sul fatto che la mafia, dopo l'arresto di Provenzano e Lo Piccolo, ha i giorni contati, è un problema in via di soluzione. Memorabile (per la sua falsità offensiva) un articolo de La Repubblica, che parlava della fine del pizzo a Palermo dopo l'arresto del boss peracottaro Lo Piccolo.


Una pur sì picciola rassegna stampa estera mostra che, ahinoi, Cosa Nostra americana ha subito l'ennesimo scacco, ma non è affatto morta né moribonda. E' una mafia in crisi: troppe indagini, troppi collaboratori di giustizia, troppa poca pazienza di costruire un potere sociale. Ma è anche una mafia dell'alta finanza, dei junk bonds, una mafia dei colletti bianchi


Cosa Nostra americana agli Americani, quella nostrana a noi.
La nostra come è? Una mafia peracottara dei Riina e dei Lo Piccolo, come ce la mostrano le fictions?
Oppure è una organizzazione bicefala che prende molti colpi, ma continua ad avere rapporti necessari ed inscindibili


Centinaia di processi (basati su fatti, riscontri e testimonianze attendibili) ci danno il quadro di un'organizzazione che non morirà mai, per quanti picciotti e pittoreschi boss si possano prendere, fino a quando non verrà attaccata con tutta la forza della legge (severa, ma equa

Ma non per questo meno criminosa e moralmente spregevole

venerdì 8 febbraio 2008
martedì 5 febbraio 2008
Una vita da elettore
Croce e delizia del rito democratico.......
sabato 2 febbraio 2008
Mediaset patrimonio del Paese

Also sprach D'Alema, nel pieno delle sue ben note facoltà mentali...
Beh, che dire, per una volta in vita sua Baffetto ci ha azzeccato in pieno.
Una recente sentenza della Corte Europea di Giustizia dichiara illegittimo l'utilizzo da parte di Rete 4 di alcune frequenze tolte coll'ennesimo colpo di spugna da Sua Emittenza, autentico self-made man italico.
La prima cosa che balza agli occhi è l'ennesima umiliazione dell'Italia, che si manifesta come il campione dell'illegalità costituita, del pubblico sberleffo della legge, del rovesciamento di classe dello stato di diritto cui la valente coalizione di centro destra nostrana burlescamente si richiama.
Gioco facile, però.
A causa di una sinistra inqualificabile, per ignavia istituzionale: forse basterebbe stimolare il rispetto della legalità per i potenti, per riottenere un po' di fiducia e di voti.
Secondo ordine di considerazioni è la questione economica: una bella mazzata, come ben evidenzia un giornalista poco amato dal carrozzone mediaset, per motivi insondabili...
"Intanto l’Europa, che ha aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia per l’illegittimità della Gasparri, potrebbe presto condannare il nostro Paese a versare una multa di 400 mila euro al giorno. Risarcimento a Di Stefano ed eventuale multa saranno, ovviamente, a spese dei contribuenti.
Secondo l’infallibile pratica del “ridi e fotti”, per 15 anni il Cavaliere ha imposto al Parlamento gli affari suoi come affari di Stato. Mantenendo Rete4 sull’analogico terrestre, ha incamerato introiti pubblicitari da favola che non avrebbe mai visto se l’emittente fosse finita sul satellite. E ora chi paga i danni? Lo Stato. Cioè, pro quota, ciascun contribuente."
Cioè, paga Pantalone, cioè coloro che, tanto inc@zzati (in parte giustamente) per una finanziaria volta ad evitare la bancarotta preparata dal governo Berlusconi (parola di Nouriel Roubini), dovranno pagare per un furto commesso da un privato.
Mediaset è proprio un patrimonio, ha ragione D'Alema; un patrimonio che costerà molto al popolo italiano.
PS Sulla ferale Cassandra vedi qui